Il virus HPV (o papillomavirus) è responsabile di numerose lesioni cutanee (verruche) e mucose (condilomi) attualmente molto frequenti e che il dermatologo sa riconoscere e trattare.
Ad oggi sono stati identificati oltre 120 ceppi virali di cui circa 40 interessano le mucose ano-genitali e orali, mentre le restanti colpiscono aree palmo-plantari, viso o altre regioni cutanee.
L’HPV È UN PROBLEMA DIFFUSO?
La prevalenza delle verruche cutanee si stima essere intorno al 10% della popolazione ed i bambini in età scolare ed i giovani adulti sono i più soggetti all’infezione.
La trasmissione avviene per contatto ed è favorita da microtraumi (ferite superficiali, cute secca, lichen sclerosus ecc…), frequentazione di ambienti come piscine, saune e spogliatoi, contatto con oggetti o arredi infetti.
Il nostro sistema immunitario tende ad eliminare il virus nella maggioranza dei casi, per cui l’infezione dopo l’avvenuto contatto può non presentarsi clinicamente o essere transitoria. D’altro canto invece un abbassamento delle difese immunitarie dovuto a gravidanza, difetti immunitari, stress ecc. può portare alla recidiva o alla persistenza dell’infezione, rendendo più difficile l’eradicazione del virus. In tali circostanze l’HPV può determinare l’insorgenza di forme tumorali che coinvolgono la regione ano-genitale e la mucosa orale.
VERRUCHE GENITALI, ANALI E ORALI
La maggior parte delle infezioni HPV a livello mucoso si presenta in modo asintomatico per cui spesso non viene rapidamente riconosciuta dal paziente. Si manifestano come delle escrescenze ruvide, rosee o brunastre, lievemente rilevate che possono confluire in lesioni di dimensioni più ampie, talvolta sono pruriginose.
Si stima che più dell’80% delle persone sessualmente attive venga a contatto con almeno un ceppo virale nel corso della vita.
I principali ceppi si dividono in due grandi categorie:
HPV oncogeni a basso rischio (HPV 6, 11, 42, 43, 44)-responsabili del 90% dei condilomi anogenitali a carattere indolente, spesso con andamento capriccioso e recidivante.
HPV oncogeni ad alto rischio (HPV 6, 18, 45, 56, 31, 33, 35)- si associano ad un aumentato rischio di displasia cellulare e successiva trasformazione, se non trattata, in neoplasia epiteliale di vulva, vagina, cervice uterina, pene e cavo orale.
COME SI PRENDONO?
La trasmissione avviene per via sessuale, compresi rapporti orali e anali non protetti e non necessariamente dopo un rapporto completo. Secondo le statistiche il 92,9% di chi ha rapporti sessuali completi dichiara di stare sempre attento a evitare gravidanze, ma solo il 74,5% si protegge per evitare infezioni e spesso i partner maschili non sospettano minimamente di essere portatori di un’ infezione che può causare un tumore. Talvolta la trasmissione può avvenire dopo anni dal contagio, quindi potrebbe non avere nulla a che fare con l’attuale partner. I fattori di rischio più rilevanti sono la giovane età, il numero di partner sessuali e la frequenza dei rapporti.
HPV E TUMORE
L’infezione da parte dei ceppi virali ad alto rischio dà luogo a manifestazioni subcliniche, che spesso vengono riconosciute solo grazie ad esami specifici. I sintomi possono essere del tutto assenti o talmente lievi e sfumati da passare inosservati; sanguinamento e dolore compaiono solo tardivamente con la progressione della lesione tumorale, quando le possibilità di cura diminuiscono. Nel caso di infezione cronica non trattata adeguatamente, la lesione tumorale può formarsi anche dopo 10 anni dal contagio. I fattori di rischio per la progressione sono la persistenza dell’infezione da parte di ceppi ad alto rischio, età maggiore di 30 anni, coinfezione multipla da parte di più ceppi di HPV, immunosoppressione, alcol e fumo di sigaretta.
QUALI SONO I TEST PER L’HPV?
Quando le verruche sono localizzate in aree visibili, spesso il paziente le riconosce a occhio nudo.
Quando invece si è di fronte ad un aspetto atipico o non facilmente identificabile a volte il medico esegue test con acido acetico al 5% che permette una visualizzazione più agevole delle lesioni seguito da eventuale biopsia in caso di lesioni non responsive alla terapia o di diagnosi incerta.
Nelle donne lo screening ginecologico con PAP TEST ed eventuale colposcopia, eseguito anche in seguito a diagnosi di HPV nel partner, riduce del 70% l’incidenza di tumori del collo dell’utero che altrimenti non verrebbero diagnosticati visto il carattere asintomatico dell’infezione. Oltre al PAP TEST esiste la ricerca dell’HPV DNA, test in grado di individuare la presenza del DNA dei virus oncogeni.
La positività al test non significa necessariamente che il tumore si svilupperà, ma permette al medico di effettuare tutti i controlli necessari per individuare qualsiasi anomalia con tempestività.
COME SI CURA L’HPV?
Circa l’80 % delle lesioni va incontro a regressione spontanea grazie all’azione del sistema immunitario in circa 2 settimane dal contagio. Quando ciò non avviene le verruche possono essere trattate con prodotti topici applicati dal paziente stesso con azione immunomodulatrice (cioè che stimolano il sistema immunitario contro il virus portando a morte le cellule infettate, come imiquimod e sinecatechine) o che agiscono riducendo la proliferazione delle cellule infette (come la podofillotossina). Oltre ai trattamenti domiciliari eseguiti dal paziente il medico può agire con trattamenti ablativi come crioterapia, laser, diatermocoagulazione o applicazione di acido tricloroacetico, spesso utilizzati in associazione alla terapia domiciliare per ottenere una più rapida ed efficace risposta. L’asportazione chirurgica in anestesia locale viene riservata alle lesioni non responsive agli altri trattamenti sopracitati e nei casi con aspetti atipici per consentire l’analisi istologica e permettere di escludere la presenza di un tumore iniziale.
La maggior parte dei condilomi risponde in 12 settimane, in base all’aderenza del paziente alla terapia e all’immunocompetenza. Viste le frequenti recidive è opportuno comunque eseguire controlli dal medico di riferimento fino alla scomparsa completa delle lesioni.
I VACCINI PER L’HPV FUNZIONANO?
La prevenzione primaria è costituita dai tre vaccini ad oggi in commercio: il bivalente, il quadrivalente ed il nonavalente, tutti con protezione contro i ceppi 16 e 18 che sono i principali ceppi oncogeni.
Tali vaccini hanno un’ elevata efficacia se somministrati prima del contagio dal virus, quindi ad oggi sono nel calendario vaccinale degli adolescenti di entrambi i sessi intorno ai 12 anni di età. Tale vaccinazione si è dimostrata molto efficace nel prevenire il carcinoma del collo dell’utero, che attualmente rappresenta il secondo tumore più diffuso nel sesso femminile e la cui formazione è totalmente riconducibile all’infezione da HPV.
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